Diventare giornalisti al “Lavoro” È stato un giornale politico, “Il Lavoro” diretto per oltre vent’anni da Sandro Pertini. Politico perché socialista, alle
origini e per lunghi tratti della sua storia, politico perché nato per scelta di un gruppo di lavoratori, i “carbunin” i
portuali della Compagnia “Pietro Chiesa” del porto. È un simbolo della classe operaia, allora ricca di uomini e orgogliosa,
“Il Lavoro” che spunta nelle tasche delle tute da lavoro o dei giacconi, e si conquista i gradi della storia anche nella
sua lotta contro il fascismo che, alla fine, lo farà chiudere. Per poi rinascere come “Lavoro Nuovo”. Fondato nel 1903,
resterà per sempre un giornale dove le grandi firme (Irene Brin, Giovanni Ansaldo, Paolo Murialdi tra gli altri) imparano
il mestiere, un giornale dove la fantasia deve per forza andare al potere, insieme con la voglia di lavorare, perché i
soldi mancano, la concorrenza si fa agguerrita, la borghesia predilige altri fogli di notizie. Ma chi capita dentro “Il
Lavoro” capisce subito il sapore di una professione diversa da tutte le altre, che ti si infila nelle ossa, ti coinvolge e
spesso ti cambia. Negli orari, nel modo di vivere, nell’arroccarsi in una comunità che, almeno fino agli anni Ottanta, vive
di orari impensabili, per gli altri, che cenano quando il giornale vive i suoi momenti più frenetici. Ma sono proprio gli
Anni Ottanta a cambiare radicalmente la vita del Lavoro. Arriva un grande gruppo editoriale, la Rizzoli, arriva un
direttore come Giuliano Zincone firma del Corriere della Sera, arriva un gruppo di giovani che lì dentro cresce, si
prepara a diventare famoso: da Gad Lerner a Daniele Protti. Quel periodo che, nella società, vive la tragedia degli Anni di
Piombo, si chiude, del tutto, alla fine del decennio. Un nuovo grande gruppo editoriale, il gruppo Espresso, con la Finegil
che si occupa dei giornali locali, rileva la testata. È la svolta. Il giornale cambia ancora, nel formato, nella grafica,
nello stile. È
un altro apprendistato prima di arrivare alla sua fine gloriosa. È il 21 settembre 1992 quando nasce l’edizione genovese
di Repubblica. Il Lavoro rimane nella testata, perché il gruppo Espresso ne mantiene la proprietà. Ma il vecchio
quotidiano, degno di “Prima Pagina”, non scompare per sempre. Resta nei ricordi, nella professionalità di tutti noi che
abbiamo imparato a non spaventarci mai di fronte agli ostacoli o a avversari patinati. Resta nella storia del giornalismo,
per tutta la sua storia e per un grande presidente, Sandro Pertini, che ne fu appassionato direttore e lettore.
Wanda Valli
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