Il presidente degli industriali ha prospettato per la città uno scenario ricco di criticità ma anche di opportunità facendo presente che il destino di Genova nella sua dimensione industriale e, più in generale, economica non può prescindere dal porto e che lo sviluppo di quest’ultimo è condizionato pesantemente dalla realizzazione o meno delle infrastrutture di collegamento quali terzo valico gronda autostradale, dando il nodo ferroviario come problema ormai in via di soluzione. Il futuro della città ruota attorno ai seguenti nodi critici: La crisi della cantieristica che porrà gravi e probabilmente inevitabili problemi di ridimensionamento e rifinalizzazione del cantiere di Sestri Ponente. E’ possibile gestire questo nodo in modo difensivo ma è possibile al contrario viverlo come sfida in positivo perché potrebbe essere offerta alla città la possibilità di ridisegnare un’area di grande interesse, in quanto affacciata sul mare, ai fini dei futuri sviluppi portuali e industriali. I processi di riorganizzazione in corso nelle grandi imprese Finmeccanica che possono dar luogo a operazioni di riduzione ma possono offrire anche grandi opportunità di sviluppo grazie al potenziale tecnologico e professionale di cui dispongono. In particolare il nuovo partner finanziario di Ansaldo Energia può offrire nuove aperture di mercato mentre la pausa di riflessione sul nucleare può costituire occasione di lavoro per l’azienda in relazione a ulteriori salti tecnologici o comunque per la messa in sicurezza delle centrali esistenti. Altre opportunità potrebbero nascere assicurando uno sbocco al mare ai grandi manufatti industriali Ansaldo continuerà a realizzare. Anche l’integrazione Elsag-Selex può rappresentare occasione per il rilancio di un settore che comunque dovrebbe avere prospettive di sviluppo. Il comparto industriale pubblico e più in generale le imprese hi-tech manifestano comunque l’esigenza di un’Università che fornisca tecnici di alta professionalità adeguati in numero e qualità mentre attualmente su questo fronte si segnalano carenze. Lo scenario industriale genovese evidenzia una bassa presenza di imprese di medie dimensioni, imprese che invece costituiscono l’assets più competitivo del comparto in Italia. In pratica si va dalla grande dimensione alla piccola/piccolissima dimensione senza strutture intermedie. La crescita delle microaziende esistenti e la nascita di nuove in particolare nello hi-tech andrebbe sostenuta da strumenti finanziari adeguati. Si sta lavorando al riguardo per la costituzione di un fondo dedicato a questa missione. Grandi opportunità possono venire dal decollo del progetto Erzelli che dovrebbe già avvenire a fine anno con l’insediamento di Ericson e la definitiva destinazione della facoltà di Ingegneria in questa sede. Il porto commerciale sarà in grado in pochi anni di raddoppiare le sue capacità nella movimentazione dei container ma a quel punto si scontrerà con l’insufficienza delle infrastrutture di trasporto anche se sembra in dirittura d’arrivo l’avvio dei lavori per la gronda autostradale e per una prima tranche del terzo valico ferroviario. Quanto al porto industriale è indispensabile un consolidamento dell’attuale insediamento e la realizzazione del sesto bacino. Per ulteriori sviluppi del porto è indispensabile l’autonomia finanziaria. Le prospettive di più ampio respiro per l’industria e la città sono legate alla definizione del Puc, per il quale viene auspicata l’assunzione della dimensione di città metropolitana, e al pieno dispiegamento del progetto smart city che è ricco di possibilità di crescita per il territorio con riferimento alla vocazione nelle alte tecnologie. E’ seguito un ampio dibattito in cui sono stati affrontati diversi temi: la necessità di creare reti d’impresa e alleanze, l’opportunità di lavorare sulla qualità ambientale come assets competitivo, l’esigenza di colmare il gap tra tempi brevi e tempi medio-lunghi e iniziative in corso e iniziative future ( es. sviluppo del porto e infrastrutture, progetto Erzelli e vie d’accesso, rapporto Industria/Università e collegamento con con strutture intermedie, come SIIT, poco efficaci), il rischio dell’implosione demografica, l’ inadeguatezza della governante politica nazionale e locale, la contraddizione fra necessità di difendere l’esistente e di costruire il futuro, l’esigenza di progettare Puc e Piano Regolatore Portuale in una visione strategica unitaria e condivisa.
Stefano Zara
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