Atto di coraggio, quello del PD, di dedicare una sua Festa nazionale all’Europa che si apre al Mediterraneo in una UE (e un’Italia) percorse da pulsioni nazionaliste e xenofobe (se si eccettua la “carta bianca” del governo italiano per le uscite spesso improvvide del colonnello Gheddafi). Il dibattito Balcani, dalla guerra all’Europa, che si è svolto presso la Festa di Genova sabato scorso, ha dimostrato ancora una volta che i risultati e le potenzialità dell’Unione europea vengono apprezzate più chiaramente, anche da noi “vecchi europeisti”, ascoltando chi non ne fa ancora parte e la considera come un traguardo, un approdo verso la stabilizzazione del proprio paese. È il caso del leader del Partito socialdemocratico della Croazia, Zoran Milanovic, che è intervenuto all’incontro insieme a Mercedes Bresso, presidente del Comitato delle Regioni e Sandro Gozi, capogruppo del PD alla commissione politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati. L’ingresso dei Balcani occidentali nella UE è una priorità e un vantaggio anche per i paesi che ne fanno già parte, ha affermato Bresso, e richiede l’impegno di tutti i livelli di governo, europeo, nazionale, regionale e locale, da una parte e dell’altra. Deve diventare l’occasione per un rafforzamento dell’Unione e in particolare della sua politica economica. Che dire dell’attuale politica italiana verso i Balcani? Gozi la boccia senza appello. Se si eccettua l’attivismo di qualche singolo, è inesistente. “Non so se augurarmi che Berlusconi trovi presto qualche affare da curare in area balcanica” ha scherzato Bresso “forse sarebbe un modo per riportare quest’area fra le priorità italiane”. Buona partecipazione di pubblico e un’occasione di riconoscimento al Centro In Europa, moderatore del dibattito, che segue da anni le politiche euromediterranee.
di Carlotta Gualco Direttore del Centro In Europa
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