di Stefano Zara
In questo primo scorcio d’anno si sono manifestati non pochi segnali d’interesse verso le questioni comunitarie da parte della società civile, delle istituzioni e della politica: ne sono prova, tra le altre, le molte iniziative inerenti al nuovo trattato di Lisbona.
Un’ulteriore conferma viene dalle file del centrosinistra, in particolare dal Partito Democratico. Per la prima volta,sotto l’impulso del nuovo segretario regionale Lorenzo Basso, in un programma elettorale in Liguria viene presentata una strategia basata non già su parametri economici classici come i PIL – che hanno mostrato negli anni i loro limiti nel misurare il benessere di una società – bensì su indicatori socio-economici a più ampio spettro come quelli della strategia di Lisbona.
Un programma, quindi, che ha come finalità principale l’orientamento dell’economia ligure verso quei traguardi europei, dai quali la Liguria non è poi così distante: secondo il Centro Studi Sintesi, infatti, la nostra Regione deve infatti percorrere poco più di metà del ‘tragitto’ che ci separa dai traguardi di Lisbona. Traguardi importanti che, nel settore economico, riguardano sia le grandi che le piccole-medie imprese: il concetto chiave che il PD esprime riguarda l’impegno ad investire in ricerca, innovazione, ambiente e energie rinnovabili.
La Regione Liguria ha già intrapreso questa strada virtuosa: le esperienze positive dell’ Istituto Italiano di Tecnologia e del Polo Tecnologico di Ferrania sono sotto gli occhi di tutti e dimostrano il valore cruciale di questa strategia. In tal senso il PD propone di far tesoro di quanto realizzato finora dall’amministrazione regionale: sostegno alle imprese che fronteggiano la crisi globale ed al contempo incentivi per l’innovazione e lo sviluppo.
Non sono però solo l’industria tradizionale e la new economy ad essere chiamate in causa dalla strategia del PD: il centrosinistra guarda avanti, puntando molto sulla valorizzazione del nostro patrimonio ambientale e storico-culturale. Le ricadute positive in seguito ad investimenti in tali ambiti sono molte ed evidenti: nuove imprenditorialità in settori direttamente e non direttamente collegati al turismo, preservazione del patrimonio locale e regionale, innalzamento della qualità della vita e, non ultimo, il necessario ‘aprirsi’ della Liguria nei confronti del mondo circostante. Dobbiamo infatti prendere coscienza di non essere solo dei net consumers di globalizzazione, bensì dei producers: passare quindi da un paradigma vecchio che pretenderebbe di controllare i processi mondiali, ad uno moderno che ci vede protagonisti capaci di influenzare alcune dinamiche globali.
Il programma del PD ha tre indiscutibili pregi: è frutto del lavoro dei tanti partecipanti ai seminari programmatici, ha una vocazione europea ed è finalizzato a creare in Liguria una società basata sulla conoscenza.
Marzo 2010
|