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n.3/2011 Incontro del Gruppo Città con l’assessore Montaldo

8 giugno 2011

L’Assessore ha affermato la coerenza della strategia in campo sanitario degli ultimi 6 anni: sostanzialmente, risolvere il nodo strutturale della ridondanza e frammentazione degli ospedali nel territorio ligure e in particolare la loro concentrazione nell’area genovese in un quadro di riduzione dei finanziamenti nazionali.
Si tratta di un processo in atto, che ha già portato a un certo ridimensionamento. L’obiettivo è di mantenere i posti letto negli standard nazionali.

La riduzione nel numero degli ospedali si accompagna alla modernizzazione delle strutture: si prevede la costruzione di 5 nuovi ospedali di cui 2 finanziati e per i quali la progettazione è definitiva (Felettino della Spezia e Galliera) e uno per il quale è in via di completamento lo studio di fattibilità (quello di Genova Ponente, per cui è prevista la nuova collocazione a Villa Bombrini e che assorbirà gli ospedali attuali di Sampierdarena, Sestri Ponente e Pontedecimo). Lo studio di fattibilità è concluso per l’ospedale di Imperia. È inoltre previsto un nuovo monoblocco a San Martino (che incontra significativi problemi logistici soprattutto per quanto riguarda la ricollocazione dell’Università).
 
Un nodo comune è rappresentato dalle risorse finanziarie: le dismissioni non bastano a coprire le spese dei nuovi insediamenti e i nuovi fondi che dovrebbero giungere da Roma tardano ad arrivare.
Perché il rinnovamento degli ospedali liguri possa diventare uno strumento di sviluppo è necessario attivare anche altre risorse. Il project financing, che potrebbe essere una strada, è comunque rischioso per gli oneri che devono essere corrisposti ai privati. Il nodo delle risorse nazionali è quindi fondamentale.

Un aspetto assai dibattuto è quello della fusione di San Martino ed Ist; al di là delle polemiche, da essa scaturisce il secondo IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) in Italia dopo il San Raffaele di Milano, un ospedale con importanti funzioni di formazione, d’intesa con l’Università.
È necessario un rinnovamento delle figure apicali e, più in generale, un processo di unificazione amministrativa e organizzativa delle strutture medico-ospedaliere.
In particolare, vanno creati centri di riferimento in ambito regionale e spostati alcuni servizi sul territorio “liberando” gli ospedali: è il caso dei servizi di riabilitazione e delle cure per i malati cronici. In questo caso i distretti dovrebbero diventare poli di gestione dislocati sul territorio, e case salute e ambulatori dovrebbero svolgere assistenza nei confronti di anziani e disabili.

Un altro aspetto importante, su cui la Regione è al lavoro,  è la riduzione delle “fughe” dei pazienti verso altre regioni, in parte attraverso accordi con le altre Amministrazioni regionali, in parte creando le condizioni perché specialisti liguri di prestigio trovino nella loro regione di origine strutture adeguate ad evitare l’esodo oltre Appennino dei loro pazienti.
Per quanto riguarda il personale – il comparto sanitario ammonta in Liguria a circa 32.000 unità fra dipendenti diretti e impiegati nel convenzionato – si dovranno realizzare alcune razionalizzazioni. Già alcuni anni fa sono state adottate procedure per sviluppare la meritocrazia, ad esempio nella selezione dei primari ma la pressione della politica si è fatta ancor più intensa che negli scorsi anni.
La sanità costituisce un buon mercato per l’industria e dei passi significativi per stringere questi rapporti sono già stati intrapresi (ad es. digitalizzazione delle radiologie); il nodo resta ancora una volta quello della scarsezza delle risorse.

In conclusione, la storia degli ultimi anni è dominata da tagli dell’amministrazione centrale e dalla ricerca da parte della Regione di razionalizzazioni (spesso impopolari) del sistema e di risorse finanziarie che consentano allo stesso tempo di garantire un’assistenza adeguata, non interrompere servizi nei confronti di categorie particolarmente deboli come non autosufficienti e disabili e non imporre nuove tasse generalizzate. La partita è ancora aperta.

La Regione, oltre ad esercitare un ruolo forte in questo processo, dovrebbe curare un’adeguata gestione del consenso sulle sue scelte, mettendo in rilievo non solo i sacrifici ma anche i vantaggi che da quelle scelte scaturiscono; senza dimenticare che la Liguria dispone comunque di un prezioso patrimonio di professionalità e che risulta al quarto posto nella classifica delle Regioni in quanto a percezione della qualità del servizio sanitario. 

Carlotta Gualco
(si ringraziano Michele Cozza e Antonio Petruzzella) 

 
 
 
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