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n.1/2011 Le rivolte nordafricane e il silenzio dell’Italia e dell’Ue

LE RIVOLTE NORDAFRICANE E IL SILENZIO DELL’ITALIA E DELL’UE

Stiamo preparando un numero della nostra rivista In Europa sul Nord Africa. Intanto abbiamo costituito un gruppo di lavoro, un osservatorio per le seguire le vicende del Sud del Mediterraneo, cui

prendono parte professori universitari, ricercatori, soggetti economici e soprattutto rappresentanti di quest’area.
Tunisia, Algeria, Egitto ma anche Giordania, Yemen, Iran e Libia sono in fermento, attraversati da vasti movimenti giovanili tesi a ridisegnare il futuro. La situazione è difficile ma di grandissimo

interesse. Ben Alì e Mubarak hanno già dovuto lasciare il potere, gestito in modo autoritario e corrotto da 20-30 anni.
Come si porranno ora le questioni dei diritti, della democrazia, della laicità e dello sviluppo di questi territori, estremamente importanti per l’Unione europea e per l’Italia?
Il nostro Paese ma anche l’UE sono stati colti di sorpresa e sono molto, troppo silenziosi. Il Ministero degli Esteri italiano sembra molto al di qua della comprensione dei problemi e della capacità

di intervento, in un’area vitale per l’Italia.
La ribellione serpeggia anche in Libia, il più autoritario dei regimi ma che ha avuto dal nostro Paese un trattamento privilegiato. In due anni il premier italiano e quello libico si sono incontrati 8 volte

in forma solenne ed ufficiale! Un record mondiale! Perché, che cosa lega Italia e Libia e in ogni caso che cosa impedisce di cogliere le novità della situazione politica ed istituzionale?

Roberto Speciale

 
 
 
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